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Carpisa, Buondì e Ikea c’è qualcuno che vince?

Si è scritto tanto lo so, ma con una settimana così intensa non riesco a non parlarne. In 4 giorni abbiamo avuto degli esempi di comunicazione piuttosto bizzarri, dai toni ironici e spesso borderline. Le nostre mamme e papà del “mulino bianco” sono stati polverizzati da un’asteroide, chi cerca lavoro si deve comprare prima una borsa, e chi come Ikea ci mostra come nel ‘700 avevano la smania di condivisione delle loro “foto”per ottenere like. Seguitemi in questa mini soap opera.

Gli attori di questo pot-pourri multimediale sono come in un film:

Carpisa l’opportunista.

Buondì il crudele.

Ikea l’ironica o l’eroica.

Cerchiamo ora di capire come hanno comunicato i loro messaggi e se abbiamo usato un codice positivo o negativo, chi ha veramente vinto o perso questa settimana?

Carpisa – L’opportunista.

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Osvaldo Danzi, Esperto di Risorse Umane, ha dato una interpretazione lungimirante sull’accaduto “Carpisa” nel suo articolo su Wired.

Con elegante destrezza Carpisa offre ai poveri millenials uno stage non pagato, per accedere alla selezione però devono nell’ordine comprare un bene, fare un piano di comunicazione e poi forse se fortunati lavorare gratis per un mese. Cioè?

Ricordo con affetto e quasi nostalgia quando alla fine degli anni ’90 le selezioni erano fatte con persone brillanti, competenti e dove non si chiedeva al candidato di comprare nulla, ma solo di condividere le proprie conoscenze per capire se era la persona giusta o meno per quella società.

Ora il valore delle persone al lavoro risulta svilito, mal pagato, e le offerte quasi offensive per la dignità del lavoro.

Buondi, il crudele

L’obiettivo di Motta, con il marchio Buondì era quello di trasferire al grande pubblico che la loro merendina fosse leggera e gustosa, negli altri spot, molto meno discussi, hanno usato codici di comunicazione classici, con spot rassicuranti e con famiglie che fanno colazione assieme alla “mulino bianco”e non si appesantiscono lo stomaco fino a pranzo.

Qui con il nuovo spot si cambia e violentemente. I giochi si fanno duri e per cercare di uscire dal “chiacchiericcio” mediatico poco attraente ci uccidono la “mamma” e poi il “papà” in uno spot di brioches?

Risultato: campagna che avrà avuto una copertura molto superiore rispetto a quello che si è pagato e sicuramente controversa. A me piace, mi fa ridere, a mia figlia quattordicenne è piaciuto.

Le belle famiglie alla “mulino bianco” sono finite, sfasciate da un meteorite ironico che ha rotto il brusio pubblicitario.

Ikea l’ironica o l’eroica.

Ikea mi dà sempre una certa soddisfazione con le sue pubblicità dal tono ironico, così nordiche e provocatorie.

Qui è dove ci prende in giro applicando le regole della condivisione dei nostri post per avere sempre più like, tutto questo portato al 1750. Da vedere:

Con questo spot in modo elegante e indiretto ci fa sentire il peso che diamo alla condivisione dei nostri contenuti sui social, che sia cibo, foto delle nostre vacanze, dei nostri figli o altro. Ci sottolinea come il tempo sia prezioso e che non a tutti possono piacere le cose che facciamo, ci dobbiamo rilassare e Carpe Diem.

Rilassiamoci, godiamoci il momento, non corriamo dietro a like, non aspettiamo che la vita ci scorra davanti come in un film di qualcun’altro.

Da tutto questo marasma mediatico, secondo me, ne esce vincente Ikea, perchè ha usato il tono giusto, ci ha fatto sorridere, facendoci vedere le nostre fragilità e con il sorriso amaro sicuramente andremo a comprare un altro pezzo della nostra libreria Billy.

Carpisa avrà probabilmente un crollo temporaneo delle vendite fino a quando ci scorderemo di questa gaffe.. e Buondi forse un picco momentaneo di brand awareness assieme ad una possibile crescita delle vendite.

Voi che ne pensate? Su chi scommettete?

 

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2 risposte

  1. Le pubblicita’ migliori sono quelle brevi e significative. Troppe elucubrazioni o troppo lunghe non si fanno guardare.

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